he said you’re really an ugly girl
but i like the way you play
and i died
but i thanked him
tori amos – precious things
insieme ad un agente immobiliare, una signora bionda dal piglio pratico e professionale, sono stato tutto il giorno in giro per venezia a vedere case. mi hanno accompagnato i miei genitori, anche se non erano molto d’accordo sul fatto che mi volessi comprare una seconda casa. il cielo leggermente imbronciato di una giornata d’autunno qualunque, la temperatura accettabile, la luce strana di venezia.
in sottofondo, la voce di tori amos, irreale.
in un modo o nell’altro conoscevo tutte le case che abbiamo visto, o perché ci ho abitato in passato, oppure perché ci ha vissuto qualche amico o amici di amici. avevo già fatto la mia scelta: un appartamento pratico e spazioso in centro, niente di straordinario, nessuna vista particolare, semplicemente quello che pensavo potesse fare al caso mio. avevo già fatto la mia scelta, quando l’agente ci dice che proprio lì vicino ce n’è un’altra e che, così, se vogliamo vederla, per curiosità, andiamo a vederla.
tori amos che canta precious things, la versione orchestrale, da sogno, di gold dust.
una specie di cancello di ferro battuto, all’entrata, con incastonato, tra un’inferriata e l’altra, delle grandi sfere colorate di vetro di murano. e poi dentro le stanze, spaziose, disposte in modo irregolare, su livelli sfalsati, e le camere da letto, più piccole, di sopra, in cima ad una scala a chiocciola, il pavimento alla veneziana, e le finestre e le vetrate, e tutta quella luce, e potevo vedere tutto fuori e fuori potevano vedere tutto me.
ho aperto la porta-finestra per uscire su un piccolo terrazzino di marmo bianco, mi sono seduto su una vecchia poltrona di velluto rosso, e mi son messo a guardare uno dei miei posti preferiti di venezia, il campo, lì sotto, e il canale un po’ più in là.
“questa è la casa dei miei sogni. ma chissà quanto costa”
“in effetti è più cara di quella che hai scelto. circa diecimila euro in più”
“beh, ma ce la posso fare”
poi mi sono svegliato, e mi sono detto che i sogni serviranno a qualcosa, oltre che a raccontarseli.