and if one feels closed
how does one stay open
björk – stonemilker
è quel periodo dell’anno che la notte arriva più lenta, e un po’ ci si stupisce. il periodo delle giornate belle di primavera incerta, che vorresti stare al sole, ma è ancora troppo presto; che vorresti aprire gli occhi, ma forse ancora non ti va. e poi le sere sembrano un po’ vuote, come se dovesse esserci dell’altro, a riempirle, oltre alla voce rotta di björk, che non ho ben capito se l’ultimo è meraviglioso, o mi innervosisce, o non funziona, o mi fa venire voglia di spegnere la luce e nascondermi sotto il tavolo.
[“tutto quello che ti ho detto, e anche molto di più”]
al lavoro ci hanno cambiato il server, e per ripristinare tutto come prima ci è voluto qualche giorno. non funzionava niente, non potevamo fare le cose più stupide. ma a volte è inevitabile, le cose non funzionano. io, che per professione devo essere sempre sorridente, accogliente, gentile, e che per natura mi viene di solito molto bene, stavolta ho fatto davvero fatica. e un po’ mi dispiaceva e un po’ anche no. ho avuto modo di vedermi, di vedere quanto è giusto essere impazienti e imperfetti.
[“davvero, è tutto così semplice, non c’è altro da capire”]
quanto è giusto incazzarsi, con questi violini, con la voce di björk, con la voglia di restare da soli, quando non funzioniamo. con le cose da dimenticare o da trasformare in ricordi diversi, con la curiosità indomabile, il desiderio vorace, le lavatrici da fare, le chiacchiere e i silenzi, la consapevolezza che là fuori c’è un mondo che non ci conosce.
[“un giorno non sarai una negazione”]
quando non funzioniamo, possiamo provare a pensarci.