lunedì 10 novembre 2014

capodanno

i think about you in the moonlit night
and the stars all seem to weep
when there's so much love to give
there's never any time for sleep, yeah

beth orton – stars all seems to weep


stamattina ero all’ufficio del lavoro, in fila per chiedere la disoccupazione. una cosa di routine, una semplice formalità burocratica, ma pur sempre strana, a ormai quasi trentanove anni. la coda era lunga e, mentre ero fuori ad aspettare il mio turno, sotto la pioggia di novembre, osservavo le foglie gialle sulla strada e canticchiavo una vecchia canzone di beth orton che mi è tornata in mente in questi giorni e sembra non volermi abbandonare.

[“tutte queste cose in comune”
“sì. strano, vero?”
“bellissimo”
“grazie”]

mi guardavo intorno, vedevo l’umanità, l’ascoltavo, canticchiavo “and the stars all seem to weep”, con una specie di nodo alla gola e, come a  capodanno, mi facevo un resoconto di questi mesi, con l’illusione che domani ricomincio, e con tutti i miei buoni propositi che non rispetterò, e la prossima volta non mi faccio fregare, sapendo benissimo che mi farò fregare fregandomene.

[“cos’hai sognato?”
“non ricordo. perché?”
“mi chiamavi”
“o speravo di sognarti”]

e nel frattempo cominciava a crollarmi addosso la stanchezza. di mesi di lavoro, di un’estate lunga e piovosa, delle cose superficiali e delle loro facili delusioni, di una storia così bella e impossibile che mi ha slacciato l’anima, delle notti passate a parlare, delle persone che ti abbracciano anche senza volerlo, degli incontri e degli abbandoni, della consapevolezza che mi son ritrovato in tasca che crescendo non s’impara, ma diventa tutto più difficile.

[“non capisco”
“cosa?”
“sembra quasi che non mi vedi”
“non è colpa mia. sei tu che non esisti”]

fuori fa freddo, e piove a dirotto. esco sul balcone a fumare una sigaretta, e aspetto. a momenti dovrebbero cominciare i fuochi d’artificio.


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