lunedì 27 ottobre 2014

i giorni che ti fermi

i am not to speak to you – i am to think of you when i sit alone, or wake at night alone,
i am to wait – i do not doubt i am to meet you again

walt whitman – to a stranger


ci sono giorni così, che ti fermi, ma intorno tutto non si ferma. che le parole ti mancano, ma non ne hai voglia. che non c’è musica da ascoltare, e fuori è freddo, alle cinque fa già buio e non sei abituato, e un’altra sigaretta non serve a niente.
sembrano giorni semplici. il letto sfatto, una lavatrice, un piatto di pasta, il tuo odore e le pagine di un libro.
di solito ti inventi sempre qualcosa da fare, e scrivi frasi piene di virgole e congiunzioni, per non avere paura. ma poi un giorno ti fermi, metti un punto e virgola; e così un po’ cedi.

[“ma alla fine, poi, chi sei?”
“un po’ te”]

oggi mi guardavo i peli bianchi della barba, e pensavo che sarebbe bello se qualcuno ci si affezionasse, e che dovrei smetterla di sbagliare, o forse, al contrario, dovrei farlo con più coraggio, o convinzione. e mentre provavo a strapparne uno, senza guardarmi negli occhi, mi son chiesto come sarebbe sbagliare con la persona giusta, guardarsi negli occhi bevendo un caffè, o restare abbracciati un’ora senza dire niente, o annusarsi dopo l’amore, per il puro piacere di scoprirsi e fissare un ricordo, o perdersi. quelle cose così, che poi ti restano in pancia.

[“mi piace da impazzire l’incavo del tuo collo”
“è tuo”
“odio dover restituire i regali”]

ci sono giorni che sarei tentato di arrendermi, ma non voglio darmi questa soddisfazione.


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