mercoledì 3 dicembre 2014

non esistono gli addii

this is our last goodbye
now you should be holding me

the knife – n.y. hotel


non mi piacciono gli addii. come a tutti, immagino.
per questo, l’altro giorno, quando l’ho accompagnato all’aeroporto, l’ho lasciato lì, alla fila del check-in, ci siamo stretti in un abbraccio, gli ho detto “ci vediamo tra un paio di settimane”, guardandolo negli occhi, e me ne sono andato.
così, semplicemente, mi sono girato e me ne sono andato, senza andarmene.

[“chissà se mi pensa”
“il tuo problema è che ti ostini a voler sapere cose che è meglio non sapere”]

ci siamo conosciuti 12 anni fa, in università, ad atlanta. è iniziata così, che mi ha chiesto come sto, con quei suoi occhi veri; io devo aver risposto qualcosa tipo “bene, grazie”, e lui subito ha capito che sono italiano, con mia grande umiliazione, che nei mesi credevo di aver smussato l’accento. è iniziata così, con la sua risata piena e luminosa, un’amicizia che dura da allora ed è fatta di continui addii.

[“e adesso?”
“adesso mi sento come uno che ha perso la cosa più bella che aveva e ne troverà una ancora più bella”]

io che ho lasciato venezia e certi sogni, lui che si è sposato e i sogni li ha inseguiti con tenacia. io che ho cambiato lavoro e comprato casa, lui che è stato lasciato dalla moglie e la casa l’ha venduta. io che in fondo sto ancora cercando me stesso, lui che in fondo si è dovuto ritrovare suo malgrado.
e nel frattempo abbiamo accumulato abbracci, tatuaggi, cicatrici e addii.

[“vorrei solo capire cosa fare”
“devi solo smetterla di cercare e lasciare che il mondo accada”]

perché è così, non esistono gli addii. che di definitivo hanno solo il nome, e sopravvivono stiracchiati sulla pelle, nei ricordi, nei sospiri, negli occhi lucidi e tra i capelli bianchi.


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