giovedì 28 agosto 2014

sogni

non so bene come dirlo.
è tutto il giorno che ci penso, ma non riesco a trovare le parole giuste. non è una bella sensazione, quella di non sapersi spiegare. non so se è stanchezza, o fame, o se sto ascoltando la musica sbagliata, o scrivo troppe volte non, e forse non è una caso, e ho finito anche il gelato. ma che importa, c’è tanto rumore attorno e è il momento giusto per passare inosservati.
e quindi mi viene una cosa tipo: sono i sogni che ci sognano.

[“è impossibile sognare qualcosa che non conosci”
“eppure eri lì, e ti sognavo”]

chi l’avrebbe mai detto. che era un’estate senza estate, che passiamo i giorni a contare i giorni, e le sigarette, e i sorrisi. un paio di candele e i múm in sottofondo, con i loro suoni piccoli e i fantasmi sulla schiena. fuori è già buio, e mica è facile raccontarsi, senza cadere nel banale, senza distogliere lo sguardo o avere momenti d’esitazione. raccontarsi, alla fine, è un incedere matematico, una somma di sottrazioni, sperando che tutto torni.
e poi mi viene un’altra cosa tipo: i sogni sanno tutto di noi, e noi niente di loro.

[“a cosa pensi?”
“a niente”
“impossibile”
“a cosa pensi”]

abbiamo tutto il tempo davanti e le soluzioni lì, a portata di mano. solo che non sappiamo vederle, o forse a volte sì, come adesso che c’è quella canzone che parte piano, col violino, il carillon, e la malinconia. e allora è tutto più chiaro, così luminoso che fa quasi male agli occhi.
ed è una cosa tipo: siamo quello che sogniamo.

[“se mi guardi così, smetto d’inventarti”]

quindi non ho una risposta, una conclusione, una certezza, se non una cosa tipo: basterebbe sapere farsi sognare.


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