show without showing
what you know without knowing
massive attack ft. martina topley bird – psyche
quindi aspettiamo.
che arrivi l’estate, riusciamo a dormire, torni l’inverno, finisca questa canzone dei massive attack, lasciandoci indenni; che il tempo passi o passi la paura.
[“ma se”
“non dire cazzate”
“sì, ma se”
“anche i fantasmi inciampano”]
oggi era una giornata nuvolosa, e settembre è arrivato in silenzio, senza troppe promesse o pretese. la giornata giusta per non arrivare al punto, anche se il punto è lì, e ci aspetta, e lo sappiamo bene. e il punto è che dobbiamo mettere le parole nell'ordine giusto, che non si può eludere la prerogativa di soggetto verbo complemento, che da certe cose non si riesce a scappare facilmente. ci inventiamo distrazioni, o scuse, o canzoni che assolutamente dobbiamo riascoltare, o libri da rileggere, che abbiamo da fare. ma vorremmo solo scivolare via, senza troppo rumore, senza dare nell'occhio, o restare impigliati in ricordi che non sappiamo più nemmeno definire.
[“la senti anche tu?”
“cosa?”
“la senti anche tu questa cosa?”
“cosa?”
“non lo so, come un'aria che ci gira attorno”
“credo di sì”
“e cos'è?”
“non lo so, ma mi pare bellissimo”]
le cose mi cadono dalle mani, mi sono versato il caffè addosso, non posso fare a meno di cantare a voce altissima quel pezzo di canzone. e il punto è che fa male. così, semplice. così semplice. e che fatica ammetterlo, e che coraggio, e basta togliere una virgola, e basta, basta cantare a voce altissima quel pezzo di canzone, riascoltarla, guardarsi, rileggersi, e il cielo è ancora nuvoloso e noi quando ci rivediamo.
[“perché ti nascondi?”
“per vedere se mi cerchi”
“e quando poi ti trovo?”
“capiresti che ne è valsa la pena”]
basta pensare al cuore della parola desiderio.
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