all i need's a little sign
to get behind the sun
and cast this weight of mine
air – all i need
qualche settimana prima avevo scritto alla sua assistente, per chiederle se, per caso, sarebbe stato possibile incontrarlo, visto che avrei passato qualche giorno a new york. mi ero laureato da poco, diciamo circa un anno, e avevo scritto la tesi su uno dei suoi romanzi.
a volte ci si prova, ad annusare i sogni.
lei mi rispose una cosa tipo “mi spiace, ma sarà fuori città per un impegno di famiglia”.
[“ti voglio raccontare una storia”
“che parla di te?”
“no. ma forse tra le righe”]
undici anni fa, in una giornata grigia di tarda primavera, passeggiavo per brooklyn. volevo vedere i posti dove era stato girato ‘smoke’, il film tratto da una delle sue storie più belle. era il mio ultimo giorno in città.
stavo quasi per andarmene, dovevo prendere un aereo per atlanta. ma, cercando la stazione della metro più vicina, mi sono perso. sarebbe bastato girare a destra, e invece forse sono andato a sinistra, e quindi niente, mi sono perso.
e all'improvviso vedo davanti a me un signore di mezza età, che passeggia tranquillo, col sigaro in mano e un cagnolino nero al guinzaglio.
credo di aver pensato di tutto, nel giro di un secondo. o forse mi sono solo detto “ora o mai più”.
“scusi, lei è il signor auster?”
“sì”
“piacere. io sono roberto, sono uno studente italiano e ho scritto la tesi sulla sua ‘trilogia di new york’”
“lo so”
[“alla fine non so nemmeno chi sei”
“potrei essere chi vuoi tu”
“ma chi voglio io non so se esiste”]
e così abbiamo passeggiato e chiacchierato per un quarto d’ora, forse venti minuti. lui andava in videoteca a restituire un paio di dvd, e il cane pisciava per strada.
non ricordo bene cosa ci siamo detti. ma ricordo benissimo i suoi occhi, bellissimi, che mi guardavano pieni, ma era come se fossero da un’altra parte. e forse anche io ero un altro.
[“perché mi guardi?”
“perché non mi viene in mente niente di meglio da fare”
“proprio niente?”
“niente di meglio”]
solo qualche giorno fa, leggendo il suo ‘diario d’inverno’ ho scoperto che, proprio in quel periodo, aveva da poco cominciato a soffrire di attacchi di panico.
[“sarei tentato di baciarti”
“e dopo?”
“ci penseremo dopo”]
c’è che forse io ci provo a perdermi ancora.
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