i tumble down on my knees,
fill the mouth with snow.
the way it melts, i wish to melt into you.
björk - aurora
quando stamattina mi sono svegliato, e ho aperto la finestra, e fuori tutto era bianco, e c’era quel silenzio strano che c’è solo quando nevica, sono rimasto immobile per qualche momento, trattenendo il fiato, e ho pensato che mi sarebbe piaciuto dimenticarmi. ho pensato che sarebbe bello, per un po’, non avere tutta questa consapevolezza, e non stare sempre alla ricerca dell’aggettivo perfetto, e non sentirsi il corpo addosso, e non ascoltare il rumore dei pensieri e dei desideri.
[“c’è un momento che si inizia a vivere?”
“quando non te ne accorgi”]
che non voglio sapere che basta un attimo e tutto cambia, basta una piccola distrazione involontaria mentre il tempo continua a scorrere, un foglio di carta che cade a terra senza far rumore, una parola in più, o una in meno, saltare la pagina di un libro, non sentire il pezzo di una canzone o la frase di un film perché ci è arrivata una notifica sul cellulare, perdersi un tramonto, dormire nel letto sbagliato, non capire che qualcuno ci sta chiedendo un abbraccio, o ostinarsi a chiedere un abbraccio a chi non ce lo vuole dare, guardare da un’altra parte o aver paura di guardare dalla parte giusta, anche una sola volta.
[“e c’è un momento che si smette di avere paura?”
“forse quando ne hai di più”]
poi mi sono messo a canticchiare, sottovoce, una vecchia canzone di björk, e sono andato in cucina a farmi un caffè.
[“sto provando a ricordami il tuo sapore”
“mettimi tra le cose che non dici a nessuno”]
quando stasera sono tornato a casa, e ho guardato fuori dalla finestra, il cielo quasi scuro, le nuvole rosse sopra il lago, la neve che si stava sciogliendo, il rumore del traffico lontano, ho pensato che alla fine non facciamo altro che sbagliare e ricominciare, perderci e ritrovarci.
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