giovedì 19 marzo 2015

aggiustarsi

from the sublime to the ridiculous
in the blink of an eye
can we ever feel this impending void
have we become what we intended to avoid

moloko – absent minded friends

stavo lavando i piatti, un bicchiere mi è scivolato dalle mani, ha sbattuto contro il lavandino e si è rotto. era il mio bicchiere preferito.
come sempre quando mi succede qualcosa a cui non voglio credere, mi son guardato intorno per capire se ero davvero io e se ero lì, se stessi sognando, o se ci fosse qualcuno che mi osservava di nascosto. poi per qualche istante sono restato immobile, fissando un pezzo di vetro blu che mi è rimasto tra le mani insaponate, mentre róisín murphy cantava e l’universo mi attraversava la testa.

[“non siamo mai gli stessi, vero?”
“no, credo di no. un po’ di meno e un po’ di più”]

potrei provare ad aggiustarlo, magari con una buona colla e un po’ d’impegno ci riuscirei. magari qualcuno mi aiuta, ma non saprei a chi chiedere. ma poi che me ne faccio di un bicchiere sbeccato, che comunque non sarebbe lo stesso di prima, che senso avrebbe farlo diventare una cosa inutile. mi strofino gli occhi con il braccio, stringo il vetro tra le dita, la voce di róisín ancora in sottofondo, domani dicono ci sarà un’eclissi di sole, forse è nuvoloso e se non lo fosse come la guardo.

[“mi aiuti?”
“anche senza che tu me lo chieda”]

e se volessi aggiustare me, da che parte dovrei iniziare. come ci si aggiusta, qual è il momento migliore, quale il movimento, che parole posso usare. nessuno vuole diventare una cosa inutile, e allora ci si prova, ad aggiustarsi. tipo quando ci si incastra, o si intrecciano le dita, quando gli occhi si incontrano, e si sente un brivido sottopelle. quando si è lontani e si ha paura e si sta fermi, e si pensa e ci si pensa, quando non si sa più cosa dire, quando ci si manca ma anche un “sono qui” potrebbe sembrare di troppo. o quando non sai se crederci, ed è così ma non ti ricordi perché e non hai più bisogno di chiedertelo. quando arriva sera e si fa l’amore.

[“dimmi che ci sei”
“ci sei”]

e poi ho preso i pezzi del bicchiere rotto, ho aperto la pattumiera, e li ho buttati.


Nessun commento:

Posta un commento