[lost myself in a tangent of words
can't decide what i've seen or heard
beth orton – tangent]
è tutto il giorno che sono chiuso in casa e non so più cosa inventarmi. fuori è una giornata bellissima, di quelle che il cielo è azzurro e ti sembra di toccarlo, guardo il lago e la luce che cambia ogni minuto, pubblico un selfie, giusto per capire se esisto, mi faccio un tè, misuro la febbre, sento caldo, vorrei uscire sul balcone ma l’aria è troppo fredda, accendo la tv ma non serve a niente, metto i massive attack a tutto volume, canticchio, leggo un po’ di “under the skin” di michel faber, ma è un mondo troppo strano per volerci rimanere a lungo, potrei provare a scrivere qualcosa, ma non l’ho mai fatto per due giorni di seguito, scrivo, scrivo tante cose con delle virgole in mezzo, cancello, tolgo, semplifico, vorrei lasciarmi andare, vorrei non sentirne il peso, ti penso.
[and you can't change the way she feels
but you could put your arms around her
massive attack – protection]
il sole è già sceso dietro le montagne, e alla radio passano ancora quella canzone di malika ayane.
come se fosse facile parlare di sé senza vergognarsi, dirsi senza esagerare, raccontarsi restando in equilibrio su una fune tesa sopra il nulla. o sentire alcune canzoni.
come se fosse facile far finta di non capire che certi occhi ti chiedono tutto senza chiederti niente. e non sai dove mettere la mano o se hai sbagliato, o se hai usato la parola giusta, o forse una di troppo, ma ti vedi sorridere davanti a un ricordo o a una speranza, o dentro le frasi che escono da sole.
come se fosse facile non avere paura o non pensare alla paura degli altri. ma ti ritrovi a voler credere che in fondo la paura non esiste, e che basta riuscire a pensarsi nello stesso momento.
[ma se vuoi rimani
malika ayane – adesso e qui]
come se fosse facile convivere con un cuore che corre e una mente che frena.
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