mercoledì 11 marzo 2015

sigarette

oh, every angel's terrible
said freud and rilke all the same

cocorosie – terrible angels


era da parecchio tempo che non mi veniva la febbre così alta. ho passato la nottata a rigirarmi nel letto e a fare strani sogni, a sudare, con la temperatura del corpo che oscillava tra i 38 e i 39 gradi, a bere acqua fresca, a immaginare situazioni inesistenti.
ed ora eccomi qui, con una specie di peso che mi sento dentro al petto e che mi fa respirare male. insomma mi sono beccato una bella bronchite, e non posso fare a meno di pensare alle troppe sigarette che ho fumato ultimamente.

[“perché mi guardi?”
“perché mi piace restare senza parole”]

è come se il mio corpo mi volesse lanciare un messaggio chiaro, senza girarci troppo attorno. ci aveva già provato durante il viaggio negli states, quando a san francisco mi era venuto un raffreddore pazzesco e una mezza bronchite, ma non gli avevo dato retta, continuando imperterrito a fumare, soffrendo ad ogni tiro.
e poi l’altra sera, mentre festeggiavo, sono uscito sul balcone in maniche di camicia, e forse ho preso freddo, ma c’erano luce, musica e risate dentro casa, e io da fuori li guardavo, mi fumavo un paio di sigarette e sentivo il petto in fiamme, e andava bene così.

[“dove vai?”
“non lo so, e non ci voglio pensare”]

e pensavo alle mie tante sigarette. quelle dopo il caffè, quelle fumate di nascosto, quelle in piazza san marco a mezzanotte, quelle in cima a una duna nel mezzo del sahara, o seduto per terra a guardare la monument valley o il grand canyon al tramonto, quelle con gli amici, una birra, un bicchiere di vino o un long island, quelle dopo l’amore, le più inutili, quelle di un villaggio senza nome nel mezzo della birmania, quelle sui libri nelle notti passate a studiare, quelle in silenzio o distogliendo lo sguardo, quelle parlando o in imbarazzo, quelle per dimenticarsi, quelle spente dalle lacrime, quelle in macchina, a macinare chilometri per raggiungere qualcuno di speciale, quelle fatte di sorrisi nascosti, le mie preferite, quelle che sono andate e non torneranno più.

[“si impara l’equilibrio?”
“solo rischiando di cadere”]

ci sono cose che finiscono, come le sigarette. altre che non sai.



2 commenti:

  1. In sincerità non c'è mai stato qualcosa che mi procurasse così tanta serenità, pace, senso di liberazione come l'ultima sigaretta della giornata. Quella fumata con calma, lentamente, affacciata alla solita finestra davanti alle migliaia di luci della città.
    Non fumo da sette anni ormai, ma mi perdo nelle parole che hai scritto come ne fossi completamente ancora intrisa!

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